C'Era Una Volta... la SME
Leggi il volume sulla storia vera della prima privatizzazione italiana scritto e curato da Alessandro Pagano
Si è detto tanto del caso SME, della tentata vendita di Prodi a De Benedetti, bloccata dall’asse Berlusconi-Craxi e poi, invece, di quella realizzata per “spezzatino” sempre da Prodi, ma questa volta con l’approvazione di tutto l’establishment politico che fu consenziente anche di fronte alla vendita di un bene pubblico (la Cirio-Bertolli-De Rica) per trattativa privata ad una finanziaria raccogliticcia facente capo ad un improbabile Lamirandola, che poi naturalmente rivendette a Cragnotti e a Tanzi. Non avevano poca ragione i nostri colleghi della Cirio a temere di finire nelle mani di questa brava gente (il primo interdetto dagli affari economici in Canada, il secondo da lì a poco, in Italia).
Eppure nessuno disse niente: né nella maggioranza, allora di sinistra (al governo c’era il Dottor Sottile Giuliano Amato) né all’opposizione. La torta evidentemente era stata spartita e tutti di trovavano sazi e quindi d’accordo.Io la vissi dall’interno, quell’avventura, e capii come molto poco di quello che veniva riportato dai mass media era rispondente alla realtà. Una realtà fatta da una settantina d’impiegati che più che difendere idealmente “l’ultimo centro decisionale al Sud Italia”, come dicevamo per propaganda, stavano più semplicemente difendendo il loro posto di lavoro. Era tutto vero: lo Stato stava sbaraccando dal Sud (ed ha continuato a farlo anche dopo). Ma noi pensavamo, com’è ovvio, prima di tutto a noi stessi.
Vedemmo di tutto in quei giorni accadere presso la nostra “Assemblea permanente” (leggi: “occupazione aziendale”) personaggi che venivano, ci consolavano, ci consigliavano e poi se ne andavano: Bertinotti, Napolitano, Bassolino, il Vescovo Riboldi, Cossutta… noi stessi andammo alla tv da Maurizio Costanzo e da Gad Lerner. Fu anche un’occasione di notorietà e qualcuno di noi non fu alieno al fascino dei riflettori.
Questa storia la racconto in poco più di cento pagine ed è piaciuta a chi l’ha letta, perché è personale e vissuta da un protagonista involontario che non poteva non rimanerne coinvolto. It’s the very beginning: è proprio l’inizio.
L’inizio di quando ho cominciato a scrivere per raccontare la storia delle aziende.
In un certo senso è la madre di tutte le mie storie.
Come dice Alfonso Ruffo nella prefazione, va bene anche ai non addetti ai lavori perché c’è il racconto e poi perché c’è l’ironia che forse di fronte ad un avvenimento così sconvolgente rimane l’ultima arma di difesa.
Ci sono almeno due cose particolarmente interessanti nel libro “Come la vita” la vera storia della prima privatizzazione italiana:
1) si tratta di un racconto storico autobiografico: è stato vissuto da me, autore, in prima persona e so di cosa parlo, per quanto incredibile possa sembrare
2) si racconta di come un gruppo pubblico sia stato venduto a pezzi ai privati, con la regia di Romano Prodi, anche per trattativa privata, com’è successo per il “pezzo” Cirio-Bertolli-De Rica.
Inoltre è stato scritto a detta di Alfonso Ruffo, direttore del Denaro e autore della prefazione, con uno stile leggero, a volte scanzonato, in grado di rendere accessibile la lettura della trama storico-economica anche ai non addetti ai lavori. Vi propongo l’ascolto dei primi capitoli.